domenica 24 luglio 2011

Raduno 7 Agosto 2011

RUOTE STORICHE NELLA VALLE DEL SABATO:

i Casali, i Castelli, i vini

domenica 07 agosto 2011

PROGRAMMA


Ore 9.30 Raduno Distributore Caruburanti "G" Via Casale Maccabei

Ore 10.00 Snodamento della carovana lungo la via Casale Maccabei ed arrivo in CEPPALONI

Ore 10.30 Esposizione delle vetture nella Piazza Carmine Rossi, Coffee break, Visita al Centro Storico, Visita di cantine produttrici di vini DOC

Ore 12.30 Giro dei Casali: Santa Croce – Barba, Spostamento per CHIANCHE

Ore 13.00 Aperitivo e degustazione del famoso vino“greco di Tufo” nella P.zza del Casale di Chianchetelle

Ore 13.30 Pranzo c/o il Ristorante LA BAHIA

Ore 17.00 Esposizione delle vetture nella Piazza Bel Vedere di via Sabato - Visita alla Sede della locale Pro Loco – Passeggiata tra i vicoli del centro storico ed intorno al Castello in via di restauro

Ore 19.00 Libera partecipazione alla Sagra con degustazione di specialità gastronomiche locali.

Ore 21.00 Rientro in Benevento percorrendo la SS. 88 in destra idrografica del F. Sabato.

Quota di partecipazione € 15,00 procapite, comprensiva di iscrizione e pranzo

giovedì 14 luglio 2011

Cenni Storici del raduno 7 Agosto 2011

RUOTE STORICHE NELLA VALLE DEL SABATO:

i Casali, i Castelli, i vini

La II° Edizione di questa manifestazione ha come primo interlocutore culturale il Fiume Sabato; il nome “Sabato” dato al fiume e lungo il quale si muove la carovana delle auto d’epoca, è stato da tempo oggetto di differenti interpretazione da parte degli storiografi.

Secondo alcuni, il nome è un chiaro riferimento alla popolazione dei Sabiniti che si spinsero in queste terre dalla Sabina, antica regione dell’attuale Lazio, intorno all’VIII secolo a.C., occupando vaste aree ove già esisteva una importante e grande comunità etnica: quella degli OSCHI o OSCI.

Secondo altri, invece, il nome Sabato lo si assocerebbe ai ben noti riti Sabbatici consumati dalle famigerate Streghe che si riunivano in feste orgiastiche in diversi luoghi sempre nella vallata del fiume.

Il F. Sabato che si origina in prossimità delle Sorgenti a N.O. del M. Accellica, nel complesso calcareo e calcareo dolomitico dei Monti Picentini, è il maggior affluente del F. Calore ed assume un significativo ruolo nell'idrografia delle province di Avellino e di Benevento e più ancora della Città di Benevento.

Lungo circa 60 Km, nella fase di maturità, descrive una curva a grande raggio con concavità verso il comune di Tufo per dirigersi verso Ovest generando un'ampia ed amena vallata tra i dossi collinari di Ceppaloni e San Leucio alla sua sinistra idrografica e di Pagliara, S. Angelo a Cupolo, Perrillo, Chianche, Petruro Irpino alla sua destra.

L’opera strutturale più importante sul F. Sabato resta il Ponte Leproso, (268 a.C)

in località Santa Clementina, che superando il fiume congiungeva la via Appia alla Città di Benevento e si diramava nella via Latina prima di raggiungere l’Area Archeologica di Cellarulo (antico porto fluviale e primitivo insediamento degli Oschi) dove le sue acque si perdono in quelle del F. Calore.

La zona di attraversamento più spettacolare riguarda la profonda erosione determinata dalle acque del fiume nelle rocce alla base dei conglomerati dello Stretto di Barba, a valle di Ceppaloni (BN).

L’area di erosione della gola viene ricordata da tutti non tanto come strettoia nella quale i briganti ordivano le loro rapine, quanto perché, leggendariamente, luogo in cui si radunavano le famose “streghe di Benevento” per solennizzare i “sabba” pagani, durante il periodo della dominazione longobarda.

Qui, secondo le leggende, proprio in prossimità delle forre, sarebbe sorto il famoso albero di noce, attorno al quale si consumavano i rituali pagani, e che fu sradicato con un’ascia da San Barbato, al tempo Vescovo di Benevento, intorno all’anno 663 dopo che venne sconfitto il paganesimo tanto diffuso tra la popolazione longobarda.

Lo Stretto di Barba, infatti, non può disgiungersi dalla leggenda delle “STREGHE”;

ed è forse proprio questa antica credenza popolare che ha reso, nel mondo, la città di Benevento ed il suo circondario più noti di quanto non lo siano per l’immenso patrimonio monumentale di altissimo valore storico ed estetico ed appartenente sia all’epoca romana che a quello della dominazione longobarda.

Ma chi erano queste streghe dall’aspetto brutto e malefico che volavano cavalcando scope di saggina?

Per parlarne dobbiamo risalire al periodo della dominazione longobarda che fece di Benevento la capitale di un ducato che comprendeva quasi tutta l’Italia meridionale.

Nella fase iniziale dell’occupazione della Città, i guerrieri longobardi si accamparono negli immediati dintorni dell’abitato e qui, di notte, accendevano fuochi bivaccavano, praticavano riti pagani, si ubriacavano e si accoppiavano con femmine beneventane compiacenti o costrette ad abbandonarsi a festini orgiastici.

Dunque, nell’uno o nell’altro caso, “volenti” o “dolenti” le donne si abbandonavano a sfrenate danze che si celebravano sotto un albero di noce (albero quest’ultimo assai diffuso nell’agro beneventano) in almeno tre differenti zone: una è proprio quella cui si riferisce la precedente foto, ovvero allo Stretto di Barba sulla strada statale N.88 o Dei due Principati per Avellino.

Di qui, la fama del fiune come luogo dei “sabba” ovvero di quelle riunioni che avvenivano ogni sabato tra leggendarie “STREGHE” le quali, di notte ed alla luce di fuochi, si eccitavano in sfrenate danze attorno al noce ai cui rami veniva sospesa la pelle sanguinante di un caprone

che diveniva bersaglio di frecce, per poi farne brandelli di cui si cibavano i partecipanti durante sadici e diabolici accoppiamenti.

Molte donne delle comunità locali cominciarono a partecipare volentieri a queste orgiastiche riunioni notturne, nude o cavalcando un caprone o messe all’incontrario sul dorso di un cavallo; in questo modo, assecondando gli usi ed i costumi pagani dei longobardi, suscitavano, nel buon costume del contado, sospetto di possessioni demoniache e di potenze malefiche.

Le cosiddette STREGHE, prima di avviarsi nei luoghi in cui si celebravano i sabba, erano solite cosparge il proprio corpo con unguenti che le avrebbero aiutate a librarsi in aria e volare, anche in caso di tempeste e violenti temporali, cavalcando una scopa.

La ritualità pagana dei longobardi ebbe termine intorno all’anno 663……….ma la leggenda delle streghe continua ancora oggi come ricordo di un paganesimo non completamente sconfitto.

Michele Benvenuto

sabato 2 luglio 2011

II Edizione Targa Caledonio

II° Edizione della “targa caledonio”

MACCHINE D’EPOCA

TRA LA VALLE TELESINA E LA VALLE DEL CALORE

S. SALVATORE TELESINO -TELESE –BENEVENTO

11 e 12 giugno 2011

Grande successo ha ottenuto la II Edizione della Targa Caledonio che ha visto un eccezionale numero di auto d’epoca ad altissimo livello sfilare tra i luoghi più interessanti dal punto di vista storico-monumentale ed ambientalistico della provincia di Benevento.

Dopo un cocktail sulla meravigliosa Terrazza dell’Hotel Telese, sabato 11 giugno la carovana si è spostata nel Comune di San Salvatore Telesino, patria di Caio Ponzio Telesino, comandante dei guerrieri sanniti che infisse all’esercito romano la più famosa delle umiliazioni di guerra: la sodomizzazione ed il passaggio sotto i gioghi noti come “Forche Caudine”, per apprezzare il più antico insediamento abitativo dell’antica Herculea Telesia, di sicuro riferimento sannita, è riferibile al I° secolo a.C..

A testimoniarne l’opulenza valgono i resti della cinta muraria in opus reticulatum estesa per ben 2,5 Km dotata di quattro torri pentagonali e circolari oltre che i rinvenimenti nel parco archeologico, di lastricati di strade romane, e di un anfiteatro.










Di particolare fascino la visita all’antichissimo convento dei Monaci Benedettini dedicato al SS. Salvatore.

L'Abbazia di San Salvatore resta legata al nome di S. Anselmo grande filosofo , nato ad Aosta nel 1033, canonizzato nel 1494 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1710; oltre che grande teologo, dimostrò di essere un eminente filosofo e come tale viene anche definito “Padre della Scolastica”.

E’ di S. Anselmo la ricerca nel Prologion dell’unum argumentum ovvero del principio immediato per la dimostrazione dell’esistenza e degli attributi di Dio; questa intuizione venne definita da Immanuel Kant, “prova ontologica dell’esistenza di Dio”.

Dopo il pranzo, il periplo del Lago carsico di Telese e la sosta lungo il viale Minieri della ospitale cittadina per entrare successivamente nelle famose Terme le cui acque sulfuree hanno una tradizione antichissima; comparse a seguito del terremoto del 1349 furono da subito riconosciute terapeutiche per curare particolari malattie della pelle e dell’apparato digerente e respiratorio.

La costruzione delle Terme, ad opera della famiglia Minieri risale al 1876, e vennero inaugurate sette anni dopo, nel 1883 anno in cui iniziò anche la costruzione, sul Monte Pugliano del Grand Hotel.

Nel parco, attrezzato con due piscine di acqua termale sorgiva, i "Goccioloni e la "Pera", nonostante le condizioni meteorologiche non proprio favorevoli, si è goduta con la frescura delle essenze erbacee ed arboree, una sana sosta sorretta da un bicchiere di “acqua sulfurea” e “tarallini” di San Lorenzello.

Successivamente le auto si sono portate nel parco nello spettacolare parco del Grassano che prende il nome dall’omonimo corso d’acqua che lo percorre per tutta la sua estensione per divenire a valle tributario del F. Calore

Le acque limpide e fredde che ben reggono al paragone con le più note Fonti del Clitumno, percorrono un parco naturalistico, un’oasi geografica incontaminata in cui la saggia architettura dell’uomo ha saputo coniugare la conservazione dell’ambiente con l’uso del territorio.

Le limpide, trasparenti e cristalline acque tracciano il loro percorso in una piana posta a q.60 s.l.m. tra una folta vegetazione autoctona di canneti, salici e pioppi e lasciano incantati nell’osservare sul greto la policromia dei lucidi ciottoli arrotondati dall’erosione e le numerose nidificazioni della fauna avicola acquatica.

L’indomani, domenica 12 giugno, il lungo filare delle auto storiche ha attraversato la Città di Benevento dove, e dopo aver posizionato le vetture per la mostra statica, si è visitato il Centro Storico ed i grandi monumenti: l?arco di Traiano, lòa Chiesa di S. Sofia, la rocca dei Rettori ed infine, l’Hortus Conclusus.

Quest’ultimo, il cui nome latino sta a significare "giardino chiuso" ovvero giardino ermetico, giardino della meditazione così come uno degli orti citati nei Vangeli tra i quali quello dell’ultima cena, venne realizzato nel 1992 nel giardino del Convento di San Domenico e contiene le opere scultoree più rappresentative del maestro Mimmo Paladino, esponente della Transavanguardia Italiana.

Nell’Hortus si rievoca la geometria dei giardini dei monasteri nei quali gli spigoli del quadrilatero simboleggiano i quattro angoli dell'Universo, al cui centro non poteva mancare il simbolo della vita: l’albero e della conoscenza: una fonte.

Ogni cosa al suo posto, ogni cosa al posto giusto per simboleggiare qualcosa; il giglio, la rosa, la palma ovvero la purezza e la gloria sono espressi in quello spazio verde che è proprio di un hortus.

La scultura più importante nella serie di opere installate, è il Cavallo di bronzo, divinizzato una maschera d'oro come quella di Agamennone e che si erge su di un muro di cinta evocando il cavallo di Troia.

Le altre sculture sono chiaro riferimento all’ardimento dei sanniti come gli elmi ed il grande scudo; non meno espressivi della storia di Benevento sono le tante piccole teste in bronzo tra le tante e tante fontane simbolo di vita e di vitalità e che si trovano disseminate in suggestive proposte che esprimono il messaggio di ciò si perpetua nella luce della conoscenza.

Vedere, toccare, comprendere per ammirare le opere di Mimmo Palladino è stata una emozione che Noi di Ruote Storiche di Benevento abbiamo proposto perché la si possa portare nei ricordi dei convenuti unitamente a quella della ospitalità dei beneventani autentici.

TARGA CALEDONIO 2011

Attribuita alla vettura Alfa Romeo 1900 berlina Primavera del 1957 targata NA 14502 carrozzata BOANO, serie speciale costruita in 280 esemplari dell’avv. BRUNO INCORONATO di Napoli - Targa ORO ASI - (foto 1)

I° classificata per importanza tra le vetture risalenti agli anni compresi tra 1920-1939

Attribuita alla vettura LANCIA ARTENA Ministeriale del 1932 targata NA 14502 del sig. OSVALDO RICCARDI di Amorosi -Targa ORO ASI - (foto 2)

II° classificata per importanza tra le vetture risalenti agli anni compresi tra 1940-1959

Attribuita alla vettura MERCEDES 170 DA esemplare unico del 1951 targata CB 621 Ar del sig. LUIGI SOVIERO di Napoli - Targa ORO ASI – (foto 3)

III° classificata per importanza tra le vetture risalenti agli anni compresi tra 1960-1979

Attribuita alla vettura LANCIA FLAVIA 1500 del 1967 targata BN 16837 del dott. ORLANDO ANTONIO di Napoli - Targa ORO ASI – (foto 4)

Cav. prof. Michele Benvenuto

Presidente del Club Ruote Storiche di Benevento

Immagini II edizione raduno Targa Caledonio