venerdì 8 gennaio 2010

Quaderno n. 1 Dicembre: La ruota nella storia

Secondo alcuni studiosi, la ruota nacque dall’ingegno dell’antico popolo della Mesopotamia, odierno Iraq, circa 5.000 anni a.C., ma la sua invenzione venne destinata alla lavorazione del vasellame o delle macine.Si trattava di un disco di pietra dura di differenti proporzioni con un foro centrale per il passaggio di un rudimentale asse di rotazione.
La ruota, quale mezzo di locomozione, sembra invece che debba coniugarsi con le civiltà orientali ed in particolar modo con la Cina; verosimilmente, l’anno 3.500 a.C. segnò la sua nascita allorché fu compreso che, realizzata in legno pesante, poteva essere installata, in coppia sotto rudimentali carri ed essere utilizzata per il trasporto di persone e cose.
La sua diffusione avvenne, quindi, soprattutto in Cina ed in Mesopotamia dove già da tempo venivano addomesticati animali selvaggi di grossa taglia i quali avrebbero potuto essere utilizzati per il traino, soprattutto in agricoltura.
La ruota di legno nacque come disco di legno forato al centro per il passaggio dell’asse come è rappresentato in un mosaico risalente alla Civiltà Sumerica di circa 3.000 anni a.C. e che rappresenta una successione di carri a quattro ruote piene trainati da cavalli.
Ruote piene in legno sono state riprodotte anche in alcuni giocattoli come quello della figura che rappresenta un cane e che è stato rinvenuto nella tomba di un bambino.
Ben presto ci si accorse che i carri, alleggeriti, modellati e trainati da cavalli o da buoi potevano tornare molto utili nella caccia e nei combattimenti e così, anche la ruota subì una primordiale evoluzione.
Era costruita in tre pezzi uniti da traverse, sempre in legno; due pezzi laterali foggiati a mezza luna ed uno squadrato e centrale per il passaggio dell’asse che consentiva il movimento del carro.
Sarebbe trascorso molto tempo prima che la ruota cominciasse ad essere alleggerita e modificata consentendone il largo uso che si diffuse anche in occidente: era l’inizio della ruota a raggi.
La più antica ruota a raggi che si conosca è esposta nel Museo Iraniano di Teheran e risale all’anno 2.000 a.C.; è conosciuta come “la ruota di ANDRONOVO”.
Una raffigurazione dell’addomesticamento degli animali e della loro utilizzazione per il traino in agricoltura si legge nei graffiti della grotta dei TESSILI, nel deserto sahariano, e risalente al XVIII° sec. a.C.
Grande utilizzazione della ruota in tutte le sue applicazioni fu fatta dal popolo Egizio nel XVI° sec. a.C; molti bassorilievi tombali risalenti a quest’epoca riproducono carri con bighe bardate soprattutto per le battaglie.
Ben presto ci si accorse che i carri, alleggeriti, modellati e trainati da cavalli o da buoi potevano tornare molto utili nella caccia e nei combattimenti e così, anche la ruota subì una primordiale evoluzione.
Gli ASSIRI tra il l’VIII° ed il VII° sec. a.C. fecero largo uso dei carri tirati dai buoi durante il periodo della loro massima espansione sia per processioni rituali che per spostamenti come è documentato attraverso un bassorilievo dell’epoca.
Gli Assiri imposero ai Mesopotami la loro forza e le scene di battaglia sono riportate nei preziosi bassorilievi di NINIVE che narrano delle gesta militari e delle vittorie conseguite.
In tutte le battaglie, è sempre in primo piano la RUOTA che, tra i raggi è adornata con artigianerie dell’epoca.
Ma gli ASSIRI realizzarono anche il prototipo di un carro armato blindato riportato in un bassorilievo che documenta l’assalto alle mura di una città fortificata della Mesopotamia nel sec.VII a.C.
Gli Assiri utilizzarono i carri ruotati anche per la caccia; infatti, un famoso bassorilievo del palazzo di NINIVE riproduce una scena nella quale il Re ASSURBAMIPAL è su di un carro e lancia frecce mentre due cacciatori, sullo stesso carro, feriscono un leone a colpi di lancia.
La civiltà greca, inorgoglita da un popolo guerriero, nel V° sec. a.C. icona i preziosi vasi in terracotta con effigie di guerrieri, scene di battaglia ed intrepidi auriga; su una delle numerose terracotte pervenute è effigiato il vincitore di una gara di quadrighe (bighe a quattro cavalli).
Gli scambi commerciali cui aveva dato grande impulso il popolo greco, impose l’invenzione della “moneta” in argento e su di una di queste, risalente appunto al V° sec a.C. è impresso un guerriero su di un carro da battaglia.
Sempre al V° sec, periodo dello splendore persiano si riferisce un bassorilievo su lastra metallica che riproduce una scena di caccia di Re Dario su proprio cocchio con ruote raggiate mentre compatte contro un leone; il bassorilievo è conservato nel Britsh Museum di Londra.
La grande evoluzione della ruota in Europa è testimoniata dal rinvenimento di un carro rituale proveniente da una fossa crematoria e risalente al VIII°, forse VII° se. a.C.
Allo stesso periodo si riferiscono alcune caratteristiche terracotte etrusche come quella dell’immagine e che è conservata nel Museo Archeologico di Firenze o dei giocattoli riprodotti da bassorilievi tombali.
Un ritrovamento di eccezionale importanza è avvenuto durante l’esplorazione di una necropoli preromana nei dintorni di Adria; si tratta di un cocchio con due cavalli nelle cui bocche sono serrati i morsi di ferro.
Del cocchio sono conservate soltanto le parti metalliche: i cerchioni in ferro,l’asse, i capomozzi, le borchie in bronzo, ecc., mentre le parti lignee si sono decomposte e non se ne trova traccia.
Facciamo un passo avanti nel tempo e nello spazio giacché ci portiamo nel Museo Nazionale di Napoli ove è conservato un mosaico, appartenuto alla ben nota Casa del Fauno, su cui è descritta la battaglia tra Alessandro magno e Dario III durante la quale i Persiani vennero sconfitti. L’opera risalente al II°, forse I° sec a.C. ci fa conoscere l’evoluzione che ha accompagnato la ruota nel tempo; è variata nelle dimensioni, è ben raggiata, alleggerita e dotata dei cerchioni in ferro.
L’evoluzione della ruota raggiunge il suo apogeo tra il I° e II° sec. d.C. in Cina come viene, oltre che documentato, anche rappresentato da alcuni dipinti tombali che esprimo la snellezza e l’eleganza delle carrozze utilizzate per il trasporto umano con la civettuola ed artistica complicità di grandi ruote.
Tra gli anni 100 e 150 d.C. , nella Roma imperiale si svolgevano con frequenza corse su bighe e quadrighe riportate in bassorilievi che riproducono scene di gare al Circo Massimo ( Museo Lapidario di Foligno) o di corse circensi (Musei Vaticani).
Anche sul nostro Arco di Traiano (anno 112 d.C.) si dà spazio alla ruota come protagonista di una processione di rito propiziatorio che avvolge completamente la trabeazione dell’Arco.

E passiamo ai tempi più attuali, fine 700, al quale fa riferimento il famoso “cocchio di S. Efisio”; si tratta di una carrozza più robusta rispetto al cocchio di città perché veniva utilizzato su percorsi più accidentati.
Per la prima volta venne utilizzato per il trasporto del simulacro di S. Efisio verso Nora (Cagliari).
Attualmente, nelle grandi Città Roma, Firenze, Napoli, ancora si trovano carrozzelle che portano in visita della città i turisti; peccato, che questa tradizione tanto diffusa a Benevento sia completamente scomparsa.
E’ stata applicata in una delle tante ideazioni di Leonardo da Vinci: la bicicletta, anno 1493; una bicicletta antesignana dalle ruote di ugual diametro, una sella sull’asse posteriore ed una trasmissione a catena sulla ruota posteriore azionata da un meccanismo a pedali.
Dopo circa tre secoli, venne ideato in Francia il celerifere, in legno, che avanzava con la spinta dei piedi e rappresentava soltanto un passatempo per i giovani parigini; finalmente, verso la fine del 1860 nacque il velocipede vero antenato della odierna bicicletta ma realizzato con ruote in legno, dal differente diametro, rivestite di ferro.
Successivamente si passò alla costruzione di telai non più in legno, ma in ferro, e l’introduzione del copertone sulla ruota.
E così, anche i diametri, i materiali e gli accessori modificavano completamente l’assetto strutturale delle ruote fino a pervenire a quelle ad altissima tecnologia delle odierne biciclette da corsa.
L’idea di realizzare un mezzo che con la propria forza propulsiva potesse trasportare le persone, venne all’ingegnere francese Joseph Nicolas Cugnot che, nel lontano 1769, costruì un mezzo semovente alimentato da un motore bicilindrico a vapore di 50.000 cmc e che non venne mai utilizzato per una grande limitazione: non possedeva freni.
L’ingegnere Cugnot non si dette per vinto ed alcuni anni dopo, ispirandosi al modello di una grande carrozza, impose sul retro la caldaia e sotto i sediolini quattro serbatoi per l’acqua.
Soltanto nel 1854 fu brevettato il motore a scoppio realizzato da De Cristofaris e venne applicato già nel 1866 su auto che parteciparono il 22 luglio 1894 alla prima edizione della Parigi-Ruben.
Le prime vetture italiane vennero realizzate a livello amatoriale nel 1895 a Milano da Michele Lanza e, nel 1899 nasceva la FIAT e, con essa, la storia dell’automobile in Italia.
La prima vettura realizzata, assai simile ad una carrozza per cavalli fu denominata 3,1/2 HP; una curiosità: non era dotata di retromarcia.
Anche qui le ruote hanno sempre rappresentato un elemento fondamentale per il movimento e, con esse, la diffusione dei pneumatici che comparsero per la prima volta nel 1901.
Le ruote delle vetture variavano nelle dimensioni, nella larghezza e nella raggiera a seconda del tipo di vettura perché le auto più antiche avevano tutte le ruote a raggi.
Soltanto nel 1927, con la realizzazione della FIAT 508 Balilla, scomparivano le ruote a raggi e ci si avviava verso una nuova dimensione definita da sempre più avanzate tecnologie ed all’insegna di una sempre più ricercata sicurezza.
Ormai tutte le ruote sono dotate di pneumatici che concorsero già nel 1902 a far ottenere le prime vittorie delle autovetture italiane all’estero.
Quasi contemporaneamente all’evoluzione dell’automobile, si collocava quella della motocicletta il cui primo esemplare, in legno, venne ideato da DAIMERN MAYBACH nel 1885 in una officina presso Stoccarda.
Ma il primo veicolo utilizzabile e completamente in metallo vede la paternità in LOUIS PERREAUX ed aveva ruote con differenti diametri ispirandosi ai modelli dei velocipedi francesi dello stesso periodo.
Chiaramente, ed in primo piano, è protagonista da sempre la ruota nelle sue più svariate forme e dimensioni; la ruota, elemento fondamentale del movimento, che, nel processo di sempre più avanzate e sofisticate realizzazioni si è trasformata negli splendidi modelli che accompagnano il moderno motociclismo.